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dialogo quinto | 123 |
instinto, o qualche altra voce così indeterminata e sciocca, come questo instinto, che significa principio instigativo, ch’è un nome comunissimo, per non dir o un sesto senso, o ragione, o pur intelletto.
Pru. Nimis arduae quaestiones!
Smi. A quelli che non le vogliono intendere, ma che vogliono ostinatamente credere il falso. Ma ritorniamo a noi! Io saprei bene, che rispondere a costoro, che hanno per cosa difficile, che la terra si muova, dicendo, ch’è un corpo così grande, così spesso, e così grave. Pure vorrei udire il vostro modo di rispondere, perchè vi veggio tanto risoluto ne le ragioni.
Pru. Non talis mihi.
Smi. Perchè voi siete una talpa.
Teo. Il modo di rispondere consiste in questo, che il medesmo potreste dir de la luna, il sole, e d’altri grandissimi corpi, e tanti innumerabili, che gli avversarii vogliono che sì velocemente circondino la terra con giri tanto smisurati. E pur hanno per gran cosa, che la terra in 24 ore si svolga circa il proprio centro, ed in un anno circa il sole. Sappi, che nè la terra, nè l’altro corpo è assolutamente grave, o lieve. Nessun corpo nel suo loco è grave, nè leggiero; ma queste differenze e qualità accadono non a corpi principali e particolari individui perfetti de l’universo, ma convengono a le parti, che son divise dal tutto, e che si ritrovano fuor del proprio continente, e come peregrine; queste non meno naturalmente si forzano verso il loco de la conservazione, che il ferro verso la calamita, il quale va a ritrovarla non determinatamente al basso, o sopra, o a destra, ma ad ogni differenza locale, ovunque sia. Le parti de la terra da l’aria vengono verso noi;