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120 | la cena de le ceneri |
grandi non si veggono; onde se in alcuni astri di quelli accade varietà d’approssimanza, non si può conoscere, se non per lunghissime osservazioni, le quali non son state cominciate, nè perseguite, perchè tal moto nessuno l’ha creduto, nè cercato, nè presupposto, e sappiamo, che il principio de l’inquisizione è il sapere e conoscere, che la cosa sii, o sii possibile e conveniente, e da quella si cavi profitto.
Pru. Rem acu tangis.
Teo. Or questa distinzion di corpi ne la eterea regione l’ha conosciuta Eraclito, Democrito, Epicuro, Pitagora, Parmenide, Melisso, come ne fan manifesto que’ stracci, che n’abbiamo: onde si vede, che conobbero uno spazio infinito, regione infinita, selva infinita, capacità infinita di mondi innumerabili simili a questo, i quali così compiscono i lor circoli, come la terra il suo, e però anticamente si chiamavano etria, cioè corridori, corrieri, ambasciadori, nunzii de la costituzion de la natura, vivo specchio de l’infinita deità. Il qual nome di etria da la cieca ignoranza è stato tolto a questi, ed attribuito a certe quinte essenze, ne le quali, come tanti chiodi, siino inchiodate queste lucciole e lanterne. Questi corridori hanno il principio di moto intrinseco, la propria natura, la propria anima, la propria intelligenza: perchè non è sufficiente la liquida e sottil aria a muovere sì dense e gran macchine; perchè a far questo le bisognarebbe virtù trattiva, o impulsiva, ed altre simili, che non si fanno senza contatto di dui corpi al meno, de’ quali l’uno con l’estremità sua risospinge, e l’altro è risospinto. E certo tutte cose, che son mosse in questo modo, riconoscono il principio di lor moto, o contra, o fuor de la propria natura, dico o violento, o al meno non naturale. E