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dialogo quinto 119

noi non veggiamo molti moti in quelle stelle, e non si mostrino allontanarsi, ed accostarsi l’une da l’altre, e l’une a l’altre, non è, perchè non facciano così quelle come queste li lor giri, atteso che non è ragione alcuna, per la quale in quelle non siano li medesmi accidenti, che in queste, per i quali medesmamente un corpo, per prendere virtù da l’altro, debba muoversi circa l’altro. E però non denno esser chiamate fisse, perchè veramente serbino la medesma equidistanza da noi, e tra loro; ma perchè il lor moto non è sensibile a noi. Questo si può veder in esempio d’una nave molto lontana, la quale se farà un giro di trenta, o di quaranta passi, non meno parrà che la stii ferma, che se non si movesse punto. Così proporzionalmente è da considerare in distanze maggiori, in corpi grandissimi e luminosissimi, de’ quali è possibile che molti altri ed innumerabili siino così grandi e così lucenti, come il sole e davantaggio, i circoli e moti de’ quali molto più