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dialogo quarto | 115 |
Teo. Il Nolano si mise a ridere, e dissegli, che quel punto non significava altro, che la pedata del compasso, quando si delineò l’epiciclo de la terra e de la luna, il quale è tutto uno ed il medesmo. Or, se volete veramente sapere, dov’è la terra, secondo il senso del Copernico, leggete le sue parole! Lessero, e ritrovarno, che dicea, la terra e la luna essere contenute come da medesmo epiciclo ecc., e così rimasero masticando in lor lingua, sin tanto che Nundinio e Torquato, avendo salutato tutti gli altri, eccetto ch’il Nolano, se n’andorno, e lui inviò uno a presso, che da sua parte salutasse loro. Que’ cavalieri, dopo aver pregato il Nolano, che non si turbasse per la discortese incivilità e temeraria ignoranza de’ lor dottori, ma che avesse compassione a la povertà di questa patria, la qual rimasta vedova de le buone lettere, per quanto appartiene a la professione di filosofia e reali matematiche, ne le quali mentre sono tutti ciechi, vengono questi asini, e ne si vendono per oculati, e ne porgono vessiche per lanterne, con cortesissime salutazioni lasciandolo, se ne andaro per un cammino; noi ed il Nolano per un altro ritornammo tardi a casa, senza ritrovar di que’ rintuzzi ordinarii, perchè la notte era profonda, e gli animali cornupeti e calcitranti non ne molestare al ritorno, come a la venuta; perchè prendendo l’alto riposo s’erano ne le lor mandre e stalle ritirati.
Pru. Nox erat, et placidum carpebant fessa soporem
Corpora per terras, sylvaeque et saeva quierant
Aequora, cum medio volvuntur sidera lapsu,
Cum tacet omnis ager, pecudes etc.
Smi. Orsù, abbiamo assai detto oggi. Di grazia Teofilo, ritornate domani, perchè voglio intendere qualch’altro proposito circa la dottrina del Nolano.