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110 | la cena de le ceneri |
per una materia sofistica e caziosa, ed esercizio di quelli oziosi ingegni, che vogliono disputar per gioco, e che fan professione di provar e difendere, che il bianco è nero. Tanto dunque io posso odiar voi per questa cagione, quanto me medesmo, quando ero più giovane, più putto, men saggio, e men discreto. Così in loco ch’io mi dovrei adirar con voi, vi compatisco, e priego Idio, che, come ha donato a me questa cognizione, così, se non gli piace di farvi capace del vedere, al meno vi faccia posser credere, che sete ciechi: e questo non sarà poco, per rendervi più civili e cortesi, meno ignoranti e temerarii. E voi ancora mi dovete amare, se non come quello, che sono al presente più prudente e più vecchio, al meno come quel, che fui più ignorante e più giovane, quando ero in parte ne li miei più teneri anni, come voi sete in vostra vecchiaja. Voglio dire, che, quantunque mai sono stato conversando e disputando così salvatico, malcreato ed incivile, sono stato però un tempo ignorante, come voi. Così avendo io riguardo al stato vostro presente conforme al mio passato, e voi al stato mio passato conforme al vostro presente, io vi amarò, e voi non m’odiarete.
Smi. Essi, poi che sono entrati in un’altra specie di disputazione, che dissero a questo?
Teo. In conclusione, che loro erano compagni d’Aristotele, di Tolomeo e molti altri dottissimi filosofi. Ed il Nolano soggiunse, che sono innumerabili sciocchi, insensati, stupidi ed ignorantissimi, che in ciò sono compagni non solo di Aristotele e Tolomeo, ma di essi loro ancora, i quali non possono capire quel che il Nolano intende, con cui non sono, nè possono esser molti consenzienti, ma solo uomini divini e sapientissimi come Pitagora, Platone ed