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dialogo quarto | 107 |
il sole, de’ quali la terra è uno, che movendosi circa il spazio di 24 ore dal lato chiamato occidente verso l’oriente, cagiona l’apparenza di questo moto de l’universo circa quella, ch’è detto moto mondano e diurno. La quale imaginazione è falsissima, contra natura ed impossibile: essendo che sii possibile, conveniente, vero e necessario, che la terra si muova circa il proprio centro, per participar la luce e tenebre, giorno e notte, caldo e freddo; circa il sole per la participazione de la primavera, estade, autunno, inverno; verso i chiamati poli ed oppositi punti emisperici, per la rinovazione di secoli e cambiamento del suo volto: a fin che, dov’era il mare, sii l’arido, ove era torrido, sii freddo, ove il tropico, sii l’equinoziale, e finalmente sii di tutte cose la vicissitudine, come in questo, così ne gli altri astri, non senza ragione da gli antichi veri filosofi chiamali mondi. Or mentre il Nolano dicea questo, il dottor Torquato cridava: Ad rem, ad rem, ad rem! Al fine il Nolano si mise a ridere, e gli disse, che lui non gli argomentava, nè gli rispondeva, ma che gli proponeva, e però ista sunt res, res, res, e che toccava al Torquato a presso d’apportar qualche cosa ad rem.
Smi. Perchè questo asino si pensava essere tra goffi e balordi, credeva, che quelli passassero questo suo ad rem per un argumento e determinazione, e così un semplice crido con la sua catena d’oro satisfar a la moltitudine.
Teo. Ascoltate davantaggio! Mentre tutti stavano ad aspettar quel tanto desiderato argumento, ecco che voltato il dottor Torquato ali commensali dal profondo de la sufficienza sua sguaina e li viene a donar sul mostaccio un adagio erasmiano; Anticyram navigat.