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DIALOGO QUARTO




INTERLOCUTORI:

Smitho. Teofilo, filosofo. Prudenzio, pedante.
Frulla.




Smi. Volete, ch’io vi dica la causa?

Teo. Ditela pure!

Smi. Perchè la divina scrittura, il senso de la quale ne deve essere molto raccomandato, come cosa, che procede da intelligenze superiori, che non errano, in molti luoghi accenna e suppone il contrario.

Teo. Or quanto a questo, credetemi, che, se li dei si fussero degnati d’insegnarci la teorica de le cose de la natura, come ne han fatto favore di proporci la pratica di cose morali, io più tosto mi accostarei a la fede de le loro rivelazioni, che muovermi punto de la certezza di mie ragioni e proprii sentimenti. Ma come chiarissimamente ognuno può vedere, ne li divini libri in servizio del nostro intelletto, non si trattano le dimostrazioni e speculazioni, circa le cose naturali, come se fusse filosofia; ma in grazia nella nostra mente ed affetto, per le leggi si ordina


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