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dialogo terzo 89

mone ed altre cavità de gli animali, per cui respirano, si dilatano le arterie, ed altri effetti necessarii a la vita s’adempiscono. Le nuvole dunque da gli accidenti, che son nel corpo de la terra si muovono e son come ne le viscere di quella, così come le acque. Questo lo intese Aristotele nel primo de la Meteora, dove dice, che questo aere, ch’è circa la terra umido e caldo per le esalazioni di quella, ha sopra di sè un altro aere, il quale è caldo e secco, ed ivi non si trovan nuvole: e questo aere è fuori de la circonferenza de la terra, e di quella superficie, che la definisce, a fin che venga ad essere perfettamente rotonda; e che la generazion de’ venti non si fa se non nelle viscere e luoghi della terra; però sopra gli alti monti nè nuvole, nè venti appajono, ed ivi l’aria si muove regolatamente in circolo, come l’universo corpo. Questo forse intese Platone allor che disse, noi abitare ne le concavità e parti oscure de la terra, e che quella proporzione abbiamo a gli animali, che vivono sopra la terra, la quale hanno li pesci a noi abitanti in un umido più grosso. Vuol dire, che in certo modo quest’aria vaporosa è acqua, ed il puro aere, che contiene più felici animali, è sopra la terra, dove, come questa Amfitrite è acqua a noi, così questo nostro aere è acqua a quelli. Ecco dunque onde si può rispondere a l’argomento riferito dal Nundinio; perchè così il mare non è ne la superficie, ma ne le viscere de la terra, come l’epate fonte de gli umori in noi, questa aria turbulenta non è fuori, ma è come nel polmone de gli animali.

Smi. Or, onde avviene, che noi veggiamo l’emispero intiero, essendo che abitiamo ne le viscere de la terra?

Teo. Da la mole de la terra globosa non solo ne la