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scaldaletto. Invece, trattandosi di spiritismo, molti sperimentano col solo scopo di scoprire le trappole; si tratta subito il medio come un impostore e lo spirito come se non vi fosse. E allora è assai difficile che l’esperimento riesca. Un medio, come per esempio la Palladino, non è una macchina, alla quale non importa nulla dell’opinione dei meccanici che l’esaminano; è una donna, e donna molto sensibile, che non si rifiuta a nessuna delle precauzioni domandate da un critico, ma che il contegno beffardo di uno scettico irrita. Chi non sa che la solennità dell’esame e il contegno burbero o beffardo del professore fa spesso perder completamente la parola allo studente più ben preparato? Così non bisogna, per paura di parer dupe dello spirito, canzonarlo; qualunque sia l’intelligenza occulta che produce il fenomeno, fosse anche quella del tavolo, se la canzonate non farà nulla; domandate le mille lire a qualcuno canzonandolo, e ne avrete un bel profitto. Non è punto vero che negli esperimenti spiritici bisogna credere per vedere; si può benissimo tener l’attitudine di chi vuol vedere prima di credere; ma non l’attitudine di chi sfida a fargli vedere qualche cosa. Poi è desiderabile che gli astanti siano d’accordo; la loro volontà è una forza psichica che agisce sul medio; ma se, secondo il proverbio, uno vuol la frittata e l’altro i tortelli, le loro volontà, come vuol la meccanica, si fanno equilibrio, producendo lo stato di quiete; o almeno il movimento risultante è meno veloce e uniforme che se le forze fossero parallele. Sopratutto non si deve fare