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rispose col tavolo di no. Qui l’allucinazione doveva essere non solo completa, ma ancora collettiva.
Ma questo esempio si potrà ancora rifiutare perchè, sparita la mano coll’anello, non avevamo più altra garanzia che la memoria. Si potrebbe dire che, sebbene completa e collettiva, la testimonianza dei sensi era però passeggiera, anzi fugace, come un’allucinazione. Ma più volte, dopo aver sentito che l’agente occulto aveva portato sul tavolo degli oggetti materiali, come una sedia, o un tamburello, o un mandolino, o un piatto di farina, o un candeliere, accendendo il lume si osservava che questi oggetti non sparivano, ma restavano lì fin che si lasciavano. Una volta l’agente occulto prese da un vicino lavabo e ci portò sul tavolo un grosso catino d’acqua; essendo ormai mezzanotte si pose fine alla seduta; il padrone di casa, mio amico, lasciò il catino sul tavolo, per verificare alla mattina che non era tornato al suo posto, e che la pretesa sensazione comune non era una allucinazione. Ora in questo e molti casi simili si avrebbe un’allucinazione non solo completa e collettiva, ma anche permanente. Ora la persistenza è per lo Spencer il carattere della realtà; la realtà esterna è per lo Stuart Mill un gruppo permanente di sensazioni possibili. Davvero che, se si rifiuta questo segno della realtà, non saprei più distinguere l’allucinazione dalla percezione più certa ed evidente.
Ma, come dicono gli avvocati, c’è di più, o signori; perchè i fantasmi hanno lasciato traccie permanenti, non