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non mi avesse prodotto una di quelle allucinazioni ipnagogiche di cui s’accorse il Goethe, che tanti dopo lui hanno studiato, e che si presentano a tutti al momento in cui passano dalla veglia al sonno, sebbene pochissimi le osservino, appunto perché dopo si dorme; non dubitai cioè che fosse un’immagine acustica, che sembrava intensa come una sensazione, perché non contraddetta dalle vere sensazioni, (come le stelle si vedono quando non sono contraddette dal sole) e che perciò la proiettassi erroneamente fuori del centro acustico, anzi fuori di me. Così potranno essere allucinazioni certe voci inarticolate che ho udito nella seconda seduta coll’Eusapia.
Potrà esser allucinazione anche una sensazione ripetuta, sebbene la ripetizione sia una specie di conferma. Così la voce del genio di Socrate o quella che incoraggiava Giovanna d’Arco. Così se durante un esperimento mi sento toccare da una mano fluidica una volta, due, tre, sarà allucinazione.
Potrà ancora essere allucinazione quando un senso è d’accordo coll’altro. Una giovane contadina d’Intra cadde una sera da un burrone e si ferì gravemente; nella notte le apparve suo padre a farle coraggio, a dirle che avesse pazienza, che sarebbero venuti a prenderla. Il fatto mi fu riferito come un esempio di allucinazione doppia. E così quando in un esperimento spiritico ho sentito non soltanto una voce nota, ma ancora il contatto sul volto delle labbra che parlavano, sarà stata un’allucinazione completa. Sebbene possa anche darsi che invece l’apparizione d’Intra sia stato un fenomeno spiritico.