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passata, e quindi non poteve essere creduto, e quindi nemmeno il secondo, e così via. Citiamo in appoggio un bell’esempio che nei libri sullo spiritismo non ho ancora trovato. Erodoto ci racconta che si raccontava che al tempo di Psammetico una spedizione fenicia avesse passate le colonne d’Ercole, avesse fatto il giro dell’Africa e fosse tornata sù dal mar Rosso; ma Erodoto, sebbene non avesse la diffidenze del Niebuhr o del Mommsen non credeva a questa spedizione, perchè i reduci avevan narrato cose troppo maravigliose, e sopratutto questa, addirittura incredibile, che per gran parte del loro viaggio il sole, invece di sorgere alla loro sinistra, era sorto alla loro destra; ora il Grote ha acutamente osservato che questa, che per Erodoto provava la falsità della tradizione, per noi è una prova irrecusabile della sua verità; perchè se andiamo al di sotto dell’equatore, nell’emisfero australe, vediamo infatti sorgere il sole alla destra dell’osservatore; ma nessuno in Grecia ed in Egitto ai tempi d’Erodoto poteva immaginarselo; dunque era vero che i Fenici avevano fatto il giro dell’Africa; dunque Erodoto aveva torto. E quale la causa del suo errore? il non aver mai veduto (nè conosciuto alcuno che avesse veduto) quel fenomeno che per la prima volta ci hanno raccontato i Fenici.
Tutte queste mi paiono ragioni logicamente buone; eppure non sono psicologicamente forti. Perchè? perchè in realtà non si deve combattere colla ragione, ma coll’abitudine di creder così e così, abitudine sempre più