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provano che è lo spirito di un defunto. Se aggiungiamo che queste intelligenze dicono tutte di esser le anime dei defunti; che a priori non si può dir impossibile che abbiano ragione; che hanno per loro la tradizione, e l’apparizione dei viventi ormai constatata, e osservazioni odierne di apparizioni spontanee di defunti autentici; che ciò che dicono rende meno assurda la vita e più logica la morale; che non hanno contro di loro che la nostra abitudine inveterata di creder il contrario, e la nostra paura d’esser ingannati dalla paura di morire; che non si può smentir le prove che danno che con una sola ipotesi, quella d’una forza ignota ed incosciente del medio, della quale il minor difetto è quello di non spiegar nulla; se pensiamo a tutto questo simultaneamente, e se giudichiamo liberamente, come possiamo negare che le anime dei defunti sopravivano e che qualche volta si manifestino a noi?
Con ciò non voglio dire che i fenomeni medianici siano tutti e sempre spiritici; non nego che ve ne siano di quelli che si possono spiegare anche senza spiritismo, e perfino di quelli che collo spiritismo sono difficili a spiegare. Lo spiritismo è vero, ma può non esser tutta la verità, bensì un caso di una legge più generale che non possiamo ancora spiegare. Può darsi, come sostiene un mio amico, che noi facciamo come Colombo, il quale cercava la via per le Indie e scopriva l’America. Ma in ogni caso ci accorgeremo un’altra volta che il mondo, e il mondo sperimentale, è più vasto di quello che credevano e credono i dottori di Salamanca e d’altri siti.