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suoi successori, fondata sulla testimonianza delle intelligenze occulte, è molto più conforme alla legge d’evoluzione e al sentimento di giustizia che l’ipotesi contraria; ad ogni modo è tanto lecita come la contraria; e basterebbe a spiegare perchè spiriti di analfabeti non sappiano che farsene di un medio scrivente. E spiegherebbe la trivialità o volgarità di molte comunicazioni; la maggioranza degli uomini è volgo, appunto perchè è la maggioranza; tutti egregi non possono essere, perchè in un gregge non tutti possono spiccare. E che gregge di spiriti può dare l’Italia col sessanta per cento di analfabeti! E fra quelli che sanno leggere e scrivere quanti sono quelli coi quali può esser piacevole od utile il discorrere? Questo spiega anche, almeno fino ad un certo punto, le bugie e le frequenti mistificazioni; si pensi alle lettere anonime, alle mascherate senza spirito, alle stupidaggini dei pesci d’aprile, al bel gusto di mettere le mani sugli occhi alla gente, a quelli che vi levano la sedia quando state per sedervi. Nell’Aksákow c’è perfino il caso (e pare uno di quelli in cui si è riconosciuto l’autenticità del defunto), della comunicazione di un pazzo che era comparso dopo morte. (Io ne ho avuta una simile, ma nulla mi provava che non venisse dall’immaginazione del medio).
Secondo, è perfettamente supponibile che viceversa i defunti, avendo una costituzione fisica diversa, abbiano sensi diversi dai nostri, e che sia vera la sentenza di Kant, che l’altro mondo non è un altro luogo, ma un altro modo di vedere. L’Aksàkow, (p. 473-474) domandava