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II. Un altro ostacolo alla comunicazione può venire dalle condizioni del defunto. Per sostenere che, se fossero i defunti, dovrebbero dire e fare così e così, bisogna che voi crediate di sapere come sono fatti, o come dovrebbero essere se ci fossero. Voi partite dunque da un’idea tutta a priori; e mi par che il fondarvi su un’idea che vi siete fatta voi, per negare precisamente quello che vi dicono loro, che dovrebbero intendersene, sia troppa presunzione. Anzi, l’idea che vi siete fatta voi mi sembra appunto falsa a priori. I più s’immaginano il fantasma di un defunto come un cadavere, anzi come uno scheletro avvolto in un lenzuolo; e invece, sia nella tradizione che negli esperimenti spiritici, i fantasmi sono spesso ombre leggere, incomplete, fuggevoli, ma sempre hanno parvenza di vivi. E come essi sui fantasmi dei defunti, così voi v’ingannate sui loro spiriti. Per dire che dovrebbero comunicar tutti, e dir cose degne di loro, voi dovete supporli eguali e perfetti: ed ambedue queste cose farebbero l’altra vita molto monotona e molto ingiusta. Ad ogni modo non dobbiamo giudicare la loro condizione che da ciò che dicono e fanno. Ora, da ciò che dicono e fanno, è lecita supporre (intendiamo bene: supporre) che siano vere le cose che dicono le intelligenze occulte e gli spiritisti, ossia:
Primo, che le anime del defunti sono, quanto a sentimento ed intelligenza, ancora eguali a noi, (o meglio a ciò che erano prima di morire), almeno per un certo tempo, (giacchè col tempo l’esperienza d’un altro mondo deve cambiarli); questa asserzione di Swedenborg e dei