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un’immagine simile a quella veduta dal medio; così nel fonografo riprodurrebbero la voce che il medio crede udire, e via dicendo. Se la fotografia produce nè miei occhi e quindi nel mio pensiero una data immagine, è possibile, almeno teoricamente, che il pensiero di quella immagine (quando sia forte abbastanza, cioè quando la ampiezza delle vibrazioni sia sufficiente), la riproduca sulla lastra. Infine non si tratterebbe che della trasformazione di un’energia in un’altra.

Ma consideriamo un pò una sesta specie di apparizioni; i fantasmi dei defunti hanno più volte distribuito agli astanti dei pezzi di stoffa delle loro vesti; il Crookes ha tagliato al fantasma di Katie King una ciocca di capelli, assicurandosi che erano attaccati alla nuca. Hartmann suppone anche qui delle allucinazioni. Ma l’Aksákow (p. 127) gli risponde: «la difficoltà è che i pezzi di stoffa tagliati non spariscono, ed io ho veduto presso il signor Harrison il pezzo di stoffa che egli aveva tagliato dalla veste di Katie King».Si può rispondere all’Aksálkow che il fabbricar delle stoffe o dei capelli non dev’esser più difficile che il fabbricar un fiore. Ma stoffa, capelli o fiori che restano, non sono allucinazioni; non sono impressioni fuggevoli; sono cose che hanno sostanza e realtà. E il pensiero può prender corpo? Lo può in un’ipotesi che è sui confini della metafisica, ma a cui la fisica va avviandosi; la materia non è che una forma della forza, e il pensiero è una forza, ed ogni forza può trasformarsi in un’altra; quindi il pensiero può trasformarsi in quell’