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e più autentico, raccolto da un giornale che può dirsi del Richet, cioè dagli Annales des sciences psychiques; è il caso della signora Wilmot, la quale si addormenta, in America, inquieta per suo marito che era in alto mare, tornando dall’Inghilterra; essa sogna di rintracciare il suo bastimento, di aprir la porta della sua cabina, di soffermarsi vedendo uno straniero sveglio, di accostarsi a suo marito dormente, e di fargli un bacio; intanto suo marito sogna che essa viene e lo bacia; e quando si sveglia, il suo compagno di cabina, persona seria, che stava guardandolo, gli dice: «bisogna esser un fortunato mortale, per ricever di queste visite in questo luogo ed a questa ora!» Se dunque c’è del vero nel detto di Cicerone, che in sogno lo spirito va lontano, o almeno se alcuni lo hanno creduto, è naturale che alcuni abbiano tentato di girare il mondo e agire liberamente mettendosi volontariamente in sonnambulismo; è questa la magia che gli Indiani chiamavano (māyāvi-rūpa), e sulla quale è da leggere tutto un capitolo della Monistiche Seelenlehre del du Prel. Si narra che in sogno viaggiassero e visitassero gli amici anche Epimenide di Creta, forse contemporaneo di Solone, ed Ermotimo di Clazomene, maestro di Anassagora, dunque circa sei secoli avanti Cristo. Tra gli esempi moderni il più autentico è quello raccontato dallo Jung Stilling (nella Theorie der Geisterkunde), di un mago di Filadelfia il quale, impietosito di una donna che da un pezzo non aveva notizie di suo marito, si addormenta, rintraccia il marito in un caffè di Londra, gli domanda