Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
avrebbe rintracciato colla sua bacchetta gli assassini di un oste di Lione. Il fatto era attestato, fra altri, dal decano della facoltà medica di Lione e dal processo verbale del procuratore del Re. I particolari del fatto, che non posso narrar qui, sono tali che non si potrebbero spiegare coi soli moti incoscienti supposti dallo Chevreul; siccome l’Aymar non poteva sapere dove fosse il colpevole, bisognerebbe supporre che questi moti fossero diretti dalla chiaroveggenza del suo incosciente. Ma gli esperimenti fatti più tardi dallo Zeidier (autore del Pantomysterium, Halle, 1700), che aveva questo dono, sembravano provare che il moto della bacchetta non derivava da moti della sua mano. Certo è che i fenomeni parvero sinceri al celebre mineralogista milanese Carlo Amoretti, che vi scrisse su un libro (Della rabdomanzia, Milano, 1808) e volle spiegarli con una elettrometria animale. Certo è che questi fenomeni rabdomantici furono pure constatati da altri. Ora il Bruno Schindler, l’autore di un libro apprezzato dagli occultisti (La vita magica dello spirito, in tedesco, Breslau, 1857), ammette nello spirito una specie di polarità (che oggi diremmo sdoppiamento), come in un Giano con due fronti, una diurna e l’altra notturna (cioè, diremo noi, una cosciente e l’altra incosciente); e ad una forza psichica di quest’ultima attribuisce i fenomeni rabdomantici e la maggior parte di quelli che ora chiamiamo medianici. E per maggiori informazioni su tal proposito si consulti il Kiesewetter (Zur Geschichte der Bewegungsphänomene, sotto il pseudonimo di Haussen, nello Sphinx, II, 2, 115, ss.).