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non potranno fare tutto quello che facciamo noi, ma molto probabilmente potranno fare delle cose che non possiamo far noi. È egli lecito dire ciò che un chimico fa, anche un ciabattino potrà farlo? Eppure la ragione dell’Hartmann non val più di questa. Questa ragione l’aveva già espressa, in termini più accettabili, il Pomponazzi nel De Incantationibus, a proposito delle guarigioni mediante incantesimi, (che ora diremmo medianità sanatoria): «Io non vedo perchè un uomo non può fare tutto quello che fa un demone». A me pare di vederne una, ed è che un uomo non è un demone.
Anzi: dello spirito, se c’è, non possiamo dire che non possa fare delle operazioni magiche; mentre dell’incosciente del medio possiamo dirlo. Non è vero che un apporto sia inesplicabile tanto nell’ipotesi di uno spirito, quanto nell’ipotesi dell’incosciente; perché nello spirito possiamo supporre delle facoltà, che nell’incosciente sappiamo che non ci sono. Come possa produrre questi fenomeni lo spirito, non possiamo spiegarlo completamente, appunto perchè non siamo spiriti, ma possiamo spiegarlo un poco; mentre coll’incosciente non si spiega nulla.
Di uno spirito io posso supporre che, appunto perchè non incontra alcuna resistenza nello spazio, perchè passa attraverso alla materia come attraverso il vuoto, non possa agire direttamente sulla materia, e perciò abbia bisogno di una forza fisica che attinge all’organismo del medio col cui spirito si confonde; ma che viceversa conosca lo spazio meglio di noi e perciò possa trasportar