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medio in stanza mia, col lume acceso; presi un quinterno di carta e lo tenni sempre sotto i miei occhi e sotto la mia mano sinistra; il medio mi pose nella mano, destra la mia matita, ma capovolta, colla gomma in giù e la punta in su; poi, prendendomi la mano, e tracciando con quella una croce, disse: «John, se quello spirito era bono, te mi fai qui una croce?» Apersi il quinterno e constatai che, precisamente secondo la traccia del medio, e precisamente secondo lo spessore e il colore della mia matita, era tracciata una croce in mezzo al quaderno, attraverso a cinque fogli. E quella non fu allucinazione, perchè quel foglio colla croce l’ho ancora, qui, nel cassetto del mio scrittoio<ref>Nota alla 2a ed. — Di altri due fatti di questa classe fui spettatore nelle sedute che si tennero ultimamente colla Palladino, in Milano, in casa del dott. G. Finzi:
1° La levitatione del medio. Le mani del medio erano tenute, all’oscuro, da due persone, di cui una era il prof. Richet. Il medio andava lagnandosi di sentirsi una mano sotto un’ascella, poi di sentirsi prendere per la vita; poi, parlando col tono che assume quando è in trance, e parla in nome di John, disse: ora mi porto il medio sul tavolo. E in due o tre secondi il medio fu deposto, colla sua sedia, sul tavolo. Certamente non esiste un truc per saltare leggermente su un tavolo colla sedia su cui si è seduti, mentre le mani sono sorvegliate da due persone. E nessuno di noi avrebbe voluto o saputo fare questo tour de force, di staccarsi dalla catena senza che se ne accorgessero i suoi due vicini, e andar a metter sulla tavola il medio seduto senza che se ne accorgessero i vicini del medio. E poiché qualcuno si è permesso dei dubbi sulla sincerità del cav.