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venisse di fuori, cioè dallo Spirito Santo. L’avevano talvolta gli ossessi; ma essi l’attribuivano agli spiriti maligni. Si dice che talvolta l’hanno i sonnambuli; ma il vero è, lo confessa anche Hartmann, che un sonnambulo non capisce una lingua non imparata, bensì capisce il pensiero di chi parla1; tanto è vero che quando l’interrogante stesso non capisce, non capisce neppure il sonnambulo; e nessun sonnambulo poi risponde in una lingua che non sa; anche questo lo ammette Hartmann (p. 66); e l’Ennemoser (citato da Aksákow, p. 422) ne dà questa ragione: che il parlare una lingua è un’abilità tecnica, come il suonare un istrumento, e che perciò non si acquista senza esercizio. Ma ammettiamo pure che un sonnambulo faccia anche questo; ciò non servirà a spiegare il linguaggio del medio, ma sarà un altro mistero da spiegarsi come il linguaggio del medio. Ossia se il sonnambulo o medio parla una lingua che non ha imparato nè in questa vita nè nell’altra, se non può averla ereditata, e se non può esser mago a tal segno da imparare istantaneamente una lingua da un cervello presente o lontano, resta soltanto una di queste due ipotesi o che abbia il meccanismo della parola così delicato e

  1. Questo è facile a verificare con esperimenti di suggestione mentale. Comandate ad alcuno mentalmente, ma chiaramente e fortemente, di voltarsi; comandate in italiano; vedrete che l’esperimento riesce, quando riesce, anche coi forestieri. L’idea non è la parola.