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coniugarli, e la frase bisogna costrurla secondo la sintassi speciale della lingua; insomma bisogna saper la grammatica. Egli è vero che nella testa di Evangelides c’era anche la grammatica greca; ma le regole di questa grammatica non si potevano cercare una alla volta come le parole nel dizionario; bisogna saperle tutte fin da principio; bisognerebbe dunque attribuire al medio una magia che giungesse fino ad imparare istantaneamente una lingua.
Ma non iscoraggiamoci: resta ancora un mezzo di spiegare il fatto, pur restando d’accordo colla teoria Mary-Jane (nihil est in medio quod prius non fuerit in prœsentibus), ed è di gettar tutto sulle spalle dell’incosciente di Evangelides. Allora la supposizione è questa che Evangelides ebbe l’impressione telepatica della morte di suo figlio, che questa rimase latente nel suo incosciente fin che si trovò davanti al medio, e allora la comunicò all’incosciente di Laura, e se la fece annunciare in nome del fratello di Marco Botzaris, suggerendogli anche, sempre incoscientemente, la traduzione greca del suo pensiero incosciente, e il modo di pronunciarla. Quest’ipotesi è per verità un pò complicata, cioè composta di più ipotesi; e ciascuna di queste ipotesi è maravigliosa; ma è la sola che possiamo fare, se non vogliamo ammettere, oltre Laura ed Evangelides, un terzo interlocutore, cioè lo spirito del fratello di Marco Botzaris.
Per quanto io cerchi, non trovo analogie che possano suggerirmi un’altra ipotesi; egli è vero che il dono delle lingue l’avevano gli apostoli, ma anch’essi credevano che