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la facoltà di acquistarle, la struttura nervosa atta a fornircele in occasione delle impressioni esterne; nell’uomo non c’è alcuna lingua a priori, più che non ci sia in un puledro; ma ci deve esser qualche cosa a priori, in quanto l’uomo può imparar a parlare, leggere e scrivere, mentre il puledro non può; e questo qualche cosa consiste in una diversa struttura delle circonvoluzioni frontali; struttura che deriva per eredità e selezione dall’esercizio della facoltà del linguaggio nei nostri antenati. È chiaro dunque che quest’ipotesi non può servire niente affatto a spiegare in che modo Laura parlasse greco, e sopratutto come lo parlasse senza sapere quello che si diceva.
Ora, se Laura non aveva imparato il greco in questa vita, se non l’aveva imparato in un’altra, se non l’aveva ereditato, non resta più che una supposizione: che lo prendesse a quelli che lo sapevano. Infatti Laura Edmunds, discorrendo con un greco, aveva davanti a sè, a sua disposizione, il cervello di un greco; anzi, siccome Evangelides sapeva l’inglese, il cervello di Evangelides poteva servirle da dizionario per tradurre il suo pensiero. Ci sarebbe una piccola difficoltà, e sarebbe questa: essa non capiva quel che diceva, non lo pensava; come poteva adoperare quel dizionario per tradurre un pensiero che non aveva? ma questa piccola difficoltà non deve arrestarci, poichè possiamo supporre che traducesse un pensiero incosciente. Ma la difficoltà che m’inquieta è questa che un dizionario greco non serve a niente a chi non sa il greco; perchè i nomi bisogna poi declinarli, i verbi