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sarebbe lunga a raccontare, ma che il lettore può leggere nel libro del Delanne, Le Spiritisme devant la Science (p. 399, ss.); qui basti raccontare che i particolari di questa comunicazione, alla quale il Bach non aveva alcun interesse, si riscontrarono veri solo per mezzo di un foglietto, che si trovò nell’interno di una spinetta del 1664, sul quale erano quattro versi di mano di Enrico III; e l’autenticità della scrittura di Enrico III si sarebbe scoperta confrontando quei foglietti coi manoscritti di Enrico III esistenti nella biblioteca imperiale.

Qui non ci può esser telepatia nemmeno accidentale, e non ci può esser chiaroveggenza nemmeno guidata da un interesse incosciente, nemmeno dalla curiosità, perchè non si tratta di esperimento medianico, ma di comunicazione spontanea. Si potrebbe però obbiettare che c’era un documento, e che quindi non era impossibile che qualcuno lo conoscesse senza saperlo, o che il Bach lo scoprisse e interpretasse con una chiaroveggenza accidentale.

Allora non saprei più cosa rispondere; la prova diventa impossibile, perchè, se ci sono traccie materiali o mentali del fatto raccontato, si potrà sempre dire che il medio le ha rintracciate negli scrigni, nei registri, negli archivj o nella memoria dei viventi; se non ce ne sono, il racconto non si potrà verificare; quindi la comunicazione si potrà sempre attribuire alla chiaroveggenza od all’immaginazione dell’incosciente del medio.

Del resto sarebbe inutile citare nuovi esempj, perché troverebbero sempre qualche ipotesi con cui spiegarli,