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Se venaimo poi alle comunicazioni medianiche, si sa che Swedenborg seppe dire alla signora di Marteville dove suo marito avesse riposto la ricevuta di una somma, che un argentiere voleva far ripagare alla vedova. Si sa che la regina Luisa Ulrica, sorella di Federico il grande, pregò Swedenborg di domandare al di lei fratello Augusto Guglielmo, morto da qualche tempo, perchè non le avesse scritto, come avea promesso l’ultima volta che si erano veduti. Otto giorni dopo Swedenborg tornò a corte, disse nell’orecchio alla regina qualche cosa che la fece impallidire, poi aggiunse:«Quanto alla lettera che suo fratello avea promesso di scrivere, l’aveva cominciata infatti, e sta nella sua scrivania, ma la malattia e poi la morte gli impedirono di terminarla». Il fatto sembra ammesso da contemporanei come Schlegel e Kant. E venendo a più recenti, l’Aksákow (p. 687, ss.) cita sopratutto l’esempio del testamento del barone von Korf, ritrovato medianicamente. Di un testamento e di una fede di battesimo ritrovati nello stesso modo si parla nelle deposizioni che Varley, lord Lindsay ed altri hanno fatto davanti alla Società dialettica di Londra.
Io sono informato privatamente della storia di una defunta, la quale, per mezzo di un medio a trasfigurazione, sarebbe apparsa inaspettata a una persona, indicandole in qual luogo avea nascosto, parecchi anni addietro, le sue lettere e il suo ritratto. Mi duole che non mi sia lecito nè far nomi, nè scendere a particolari.
Ma pare che tutto questo non provi nulla. Già, che