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riposte o nascoste da loro. Lasciamo stare le indicazioni di tesori nascosti, così frequenti nella tradizione, appunto perchè care alla cupidigia. Ma io ho incontrato nelle mie poche letture per lo meno tre casi, nei quali sarebbe stato rivelato in sogno dove si trovasse una ricevuta ansiosamente cercata. Uno è raccontato da Sant’ Agostino (De cura pro mortuis gerenda, c. 11); un altro dal dottor Kerner (Blätter aus Prevorst, V. 7 5).

Il più curioso è quello raccontato dal Macnish nella sua Philosophy of sleep, p. 81: il signor R., di Bowland, era chiamato in tribunale per pagar una somma considerevole, che suo padre avea già pagata, e che gli si ridomandava. Cercò la ricevuta nelle carte della successione, ma inutilmente. Venuta la vigilia del termine fissato al pagamento, si decise a pagare all’indomani. Ma alla sera, appena fu addormentato, gli apparve suo padre e gli disse: «Le carte relative a questo affare sono in mano di M., procuratore, che ora si è ritirato dagli affari, e abita a Suveresk, presso Edimburgo. Ho ricorso a lui in questa circostanza, sebbene non sia mai stato incaricato dè miei affari. Se non se ne ricordasse, rammentagli che ci fu tra noi una piccola discussione per il cambio di una moneta portoghese, e che convenimmo di bere la differenza alla taverna». Il signor R. passò dunque da Suveresk prima di andare ad Edimburgo; vi trovò il procuratore molto invecchiato che avea dimenticato tutto; ma la storiella della moneta d’oro gli rammentò tutto; trovò le carte e fu vinto il processo. Ma il signor R, si diede allora a studiar i sogni e diventò matto.