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aver saputa e dimenticata; perchè allora il contenuto della comunicazione può venire dalla memoria latente del medio. E questa probabilità è già difficile ad escludere, perchè si può non ricordarsi di aver saputo, ma è difficile ricordarsi di non aver mai saputo una data cosa. Un mio amico ha stampato, col mio nome, fortunatamente in un giornalucolo di provincia, una poesia che egli assicura composta da me quando eravamo insieme al liceo; e ne ha una copia scritta di mia mano; pure non mi ricordo affatto di averla composta; nella mia memoria non ne trovo alcuna traccia. Ma ciò non prova che queste traccie non vi siano; possono esserci senza che siano visibili si confronti infatti il caso mio con quello del Maury: egli scrisse una volta una prefazione per un libro che da più anni aveva rinunciato a scrivere; ecco che un giorno, rovistando nelle sue carte, ritrova una prefazione, che aveva già scritto anni prima, ed era tale e quale; sicchè egli aveva creduto di inventare ciò di cui si era ricordato. Così di un articolo, che ho scritto quando era ancora studente, non mi è stata lodata che una sola frase; e, ripensandoci con vanità, venni a scoprire per mia mortificazione che l’avevo rubata senza volerlo al Guerrazzi. Una notte sognai di una pianticella che si chiamava sarcostemma; pregai un mio amico, il quale è anche molto amico della botanica, di sapermi dire se una pianta di tal nome esistesse; egli si informò e mi disse che nell’ultimo e più completo dizionario di botanica si conosce una pianta di questo nome che cresce in Australia.