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morti, ma gli incoscienti de medii. Tuttavia non si può esserne sicuri; perchè, come ci sono illusioni pei nostri sensi, ve ne potranno essere pei loro; e come la vista, che è il più acuto e il più dotto dei nostri sensi, è precisamente il più soggetto ad illusioni, così i loro sensi potrebbero esser soggetti ad un maggior numero di illusioni che i nostri. E quanto alle bugie, non devono far stupire se vengono da anime di uomini.

Ma viceversa, quando pure ci danno di queste prove, ciò non prova punto che siano le anime dei morti. Siccome queste prove sono date talvolta dai vivi, specialmente dai sonnambuli, (sebbene neppur essi non le producano a richiesta, ed anch’essi dicano spesso delle bugie), così, se l’intelligenza occulta ci dà una di queste prove, non prova punto di esser l’anima di un morto; essa può benissimo essere l’incosciente del medio, o, come dice l’Hartmann, la coscienza sonnambolica del medio. La sola obbiezione che potrebbe fare lo spiritista sarebbe questa: perchè le cognizioni incoscienti del medio gli sono rivelate come se fossero quelle di un altro? Perchè un medio scrive automaticamente a sè stesso questa profezia: «Carlo, preparati; domani alle 3 tu morrai»? (Gibier, Spirit, p. 165). Perchè si credono due, mentre sono uno solo? Ma ciò rientra nella difficoltà del dualismo di cui già abbiamo detto. La cognizione magica di uno dei due non aggiunge una nuova difficoltà.

Ma, dicono, se questo non prova lo spiritismo, prova almeno lo spiritualismo. Il du Prel, nella sua Filosofia