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la chiaroveggenza, ossia la visione senza luce, la visione attraverso la materia (come la lettura di una lettera in una busta chiusa, o in una scatola), la visione o udizione a gran distanza;
il presentimento del futuro (che in molti casi si riduce a visione a distanza, per es., quando si presente l’arrivo di qualcuno; o anche la lettura del pensiero, indovinando l’intenzione);
la cognizione del passato senza l’aiuto della memoria o della testimonianza, col solo filo conduttore di qualche cosa che abbia avuto rapporto colla cosa passata;
la cognizione delle malattie mediante la vista interna dell’organismo (che si riduce a visione attraverso alla materia); la sensazione dei medicinali a distanza, (osservata da un pezzo dal Buchanan e recentemente in Francia da Bourru e Burot), che è in fondo una sensazione chimica a distanza, analoga alla sensazione delle dosi omeopatiche; l’istinto dei rimedî.
Non cito esempi che servano a spiegare i termini che ho adoperato ora, perché poco o tanto sono generalmente compresi, e perchè andrei troppo per le lunghe, e perchè sarò obbligato a citarne qualcuno più innanzi. Faccio invece osservare che questa specie di cognizioni, cioè il sentire anche il pensiero, il vedere anche traverso alla materia, anche a grandi distanze nel tempo e nello spazio, hanno questo carattere comune, che sono cognizioni che non si possono avere cogli organi sensibili. Chiamo dunque cognizioni magiche il vedere senza occhi e l’udire senza orecchi.