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sufficienti che questa sia fuori del medio. Desiderii e passioni contrarie fra loro, opinioni contrarie fra loro, ci sono anche nella nostra coscienza. La riflessione (διάνοια), dice Platone, è un dialogo con noi stessi. E l’esitazione e il dubbio gli danno ragione. Nel sogno questo dialogo con noi stessi ci sembra un dialogo con altri; e spesso ci pare impossibile che non capiscano le nostre ragioni e non comprendiamo le loro; eppure talvolta svegliandoci dobbiamo riconoscere che chi aveva ragione era il nostro avversario; dunque il nostro incosciente ragionava meglio di noi. Per qualche esempio simile si può vedere il Delboeuf (Le sommeil et les rêves, pagg, 24, 52). Ora supponete che questo incosciente, fugace come un sogno, diventi stabile (e, s’intende, che divenga forte a segno di scrivere colla mano di Delboeuf, anche quando Delboeuf è sveglio), e voi avete l’intelligenza occulta di un medio.
E simile si dica della superiorità di carattere e d’ingegno, delle risposte facete, delle considerazioni filosofiche o delle composizioni poetiche dell’intelligenza occulta. L’istinto, intelletto incosciente, è più profondo che la ragione. Le coeur, diceva Pascal, a ses raisons, que la raison ne connaît pas. Il genio artistico è pure incosciente; i capilavori dell’arte non sono frutti della riflessione; l’incosciente li prepara lentamente, ma li rivela d’un tratto alla coscienza; escono di getto (coulent de source, dicono i francesi), e l’artista medesimo non li conosce che quando son fatti, sebbene provi prima il tormento e l’inquietudine