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E, avendo domandato il nome dell’autore, la sua mano scrisse: professore canonico Barni. I versi essa non si ricordava di averli mai letti, nè se ne ricordò alcuno degli astanti o dè suoi amici; e il canonico Barni era morto da parecchi anni. Ora, che questi versi, abbastanza bruttini e contenenti perfino un errore di grammatica, fossero originali, nessuno lo può garantire; perchè bisognerebbe che sapesse a memoria tutta la poesia italiana stampata e non stampata; e se anche si trovano stampati, ciò non prova nulla contro lo spiritismo, perchè anche i plagiarj possoro avere uno spirito. Ma, domando, perché mai la mano di quella gentile signora ha firmato col nome di un canonico defunto? Questo è un fatto; bisogna spiegarlo.
Ora è evidente che, se ammettiamo che l’anima del signor canonico è sfuggita davvero alle ugne del leon rapace, il fatto è bello e spiegato. Se la spiegazione più naturale non è la più conforme a ciò che ammettono le scienze naturali, ma quella che spiega meglio il fatto, la ipotesi spiritica, è almeno fin qui, molto più naturale che quella dell’incosciente del medio. Perchè, se chi scrive è un defunto, è naturale che lo dica.
Che invece non è un defunto, si fa presto a dirlo; ma allora non si fa presto a spiegare perchè dica di esserlo; m’intendo spiegare in modo che si capisca. Che il medio abbia scritto scientemente il nome di un defunto, lo debbo escludere, perchè sarebbe un ricorrere all’ipotesi dell’impostura, che abbiamo già scartata per la maggioranza dei casi, e che ad ogni modo va scartata per quella