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ai fatti medianici è che sono segni di intelligenza. Ora è vero che è necessario un medio, il quale è precisamente un essere intelligente, e che a tutta prima ciò fa supporre che l’intelligenza indicata dai fatti medianici sia la sua. Ma, in primo luogo, il medio può esser necessario, senza esser sufficiente, e quindi senza che il defunto sia inutile; la necessità del medio non esclude la necessità del defunto, come nell’acqua la necessità dell’idrogeno non esclude quella dell’ossigeno. Può darsi che il medio fornisca l’energia fisica e il defunto suggerisca il pensiero. Poi il medio scrivente non sa cosa scrive e non dirige i moti della sua mano; in quanto è scrivente, è un automa; presta il suo braccio, come presterebbe la sua penna, ad un’intelligenza che non conosce; quest’intelligenza è dunque occulta; dunque può non essere la sua; anzi, siccome ordinariamente non si scrive senza volerlo, è probabile che non sia la sua. Quindi l’incoscienza e passività del medio provano almeno la possibilità del defunto.