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Quelli che sono stati educati in seminario hanno preso generalmente una tal abitudine di pensare credendo e pregando, che non li converte più nemmeno Voltaire. Viceversa la Chiesa ha commesso tanti delitti, e stupidi e crudeli, contro la libertà e la scienza, cioè contro la civiltà, che i giovani delle nostre Università si credono obbligati, per essere liberali e scienziati, non solo di non credere nella Chiesa, ma di credere tutto il contrario. Molti credenti si scusano di essere cattolici dicendo che non vogliono esser atei e materialisti; come se Dio e l’anima fossero beni della Chiesa. Ma noi commettiamo lo stesso errore in senso contrario. Insomma dico che potrebbe darsi che Dio e l’anima esistessero, sebbene anche i preti lo dicano.
C’è un altro sentimento, da cui bisogna difendersi, e che può agire in senso contrario del precedente: è la paura di morire. Non parlo della volgare paura di morire piuttosto oggi che domani, cosa che non importa punto, sia che si muoia per addormentarsi nell’ultimo sonno, sia che si muoia per svegliarsi; ma della paura appunto che la morte sia un sonno eterno. Siccome ciò che si desidera si crede facilmente, così questa paura potrebbe esser la vera causa della nostra credenza allo spiritualismo ed allo spiritismo. Io ho sempre avuto una gran paura di esser vittima di questa paura. Non volevo esser zimbello di un sentimento atavico. Ma alla lunga ho capito che questo poteva rendermi sordo anche alle buone ragioni; che, per evitare la foi du charbonnier, cadevo nell’ostinazione del Bouillaud davanti ai fatti; ch’io correvo il rischio di burlarmi per