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coll’ideale che si sforza continuamente di realizzare; e perchè la stessa evoluzione, cioè il progresso continuo verso il bene, sembra supporre che le leggi della natura non siano senza una ragione; che tra le forze della natura ci sia qualche cosa di analogo alla nostra intelligenza, sebbene troppo superiore a lei perchè essa lo comprenda. Ma, come si vede, quest’ipotesi della morale non è fondata per ora che su un’ipotesi della filosofia. Per cui può dare delle speranze, può indurci con Pascal a scommettere piuttosto per il si che per il no, ma non può darci scienza.

Nulla dico della credenza generale dell’umanità in una altra vita, che forma il fondo comune di tutte le religioni; perchè, sebbene possa essere un presentimento del futuro, una reminiscenza dell'al di là donde siamo venuti, potrebbe anche essere un effetto della paura di morire, una furberia involontaria per farci coraggio, come il fanciullo al buio che canta per farsi credere che non è solo; una trappola della coscienza, come direbbe il professor Ellero.

Insomma, che qualche cosa sopravviva al cadavere, non si può dimostrare a priori, ma non si può dimostrare a priori che è impossibile. Ragioni convincenti a priori non ne abbiamo nè prò nè contro. Se ci paiono convincenti, egli è che ai fattori logici si aggiungono e con loro si confondono dei fattori psicologici, cioè abitudini e sentimenti; ma abitudini e sentimenti non sono ragioni; dobbiamo cercarli in noi stessi per farne lealmente la sottrazione, la deduzione, dai nostri motivi di credere o di negare.