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d’andare a dire sue orazioni, come era suo costume di fare, entro una camera, nella quale, per una porta che nella sua era, vi si passava, entratasi, et l’uscio serrato et lo chiavistello messovi, alquanto profondamente sopra quello che fare intendeva, pensando si stette: poi d’amore, contra il quale umana forza non vale, costretta et vinta, per una scala che di quella camera nella stanza a terreno si scendeva andatasene, quivi ad attender il figliuolo si mise, il quale non molto dopo venutovi, lei Elena esser credendo, dolcemente abbracciò, et molto più caramente nelle braccia della madre fu ricevuto, et quivi così alla mutola l’uno dell’altro quel piacere et quella dolcezza, della quale senza dubbio nessuna è maggiore, pigliando, per buona pezza si stettero; poi con parole sommesse et rotte, il che M. Lisabetta, per non esser dal figliuolo conosciuta, con arte faceva, dato ordine per la vegnente notte, si dipartiro. Ora avvenne che continovando questa dimestichezza, M. Lisabetta ingravidò; perchè appressandosi il