Pagina:Brevio, Cademosto - Novelle.djvu/55


37

et volgendo la mente tua altrove, et col freno della ragione reggendoti, rompendo i lacci et le catene di questo sconvenevole et abbominevole amore ad onestamente amarlo, come le leggi naturali vogliono, ti disponi. Dall’altra parte d’amore combattuta et del figliuolo ricordandosi, così dicendo a sè medesima rispondeva: ahi misera me, che colpa n’ho io di questo amore? Mi sono io innamorata per elezione? mai no, i cieli m’hanno forzata a così fattamente amarlo, et se le stelle così vogliono, che ne posso io? esse hanno più forza di noi, ad esse sono gli uomini et le cose tutte di questo mondo soggette, esse troppo più possono di quello che noi mortali possiamo: come adunque posso io, femmina essendo, dalle forze loro difendermi? Come è possibile che io non ami il mio figliuolo, et ch’io non brami d’averlo di continovo nelle braccia? Certamente questo non sarà giammai: perchè debbono le leggi vietarmi l’amarlo? perche non è lecito a noi che la madre pigli il figliuolo per marito, et il padre la fi-