disonestissimo, ma eziandio contra le leggi et divine et umane, al me’ che poteva, struggendosi come la neve al sole, et consumandosi, quelle pazientemente in pace sopportava, spesse fiate della sorte sua dogliendosi, et sè stessa in cotal guisa riprendendo ahi poverina a te Lisabetta che è quello a che tu con tanta sollecitudine hai volto l’animo? or parti che ti si convenga a questo modo amare? tu hai infinite volte chiuse le orecchie a’ dolcissimi prieghi d’infiniti valorosi amanti per servare la tua onestà, et ora a carnalmente amare il proprio figliuolo ti se’ condotta peccato certamente vie più grave che l’odiare il padre et la madre. Dei tu adunque lasciarti alla libidine trasportare? Apri ben gli occhi dell’intelletto, et te medesima riconosci: or che direbbe il mondo se ciò si risapesse giammai? Non ne saresti tu per tutto il tempo della vita tua biasimata et mostrata a dito? Certo ìi: adunque in te stessa raccogliendoti, scaccia da te questi scellerati et noiosi pensieri, dà luogo alla ragione et tempera i desideri non sani;