nisse persona, o se udisse segno alcuno, et egli colla lanternuzza in sala rimasosi, con un de suoi ferri l’uscio d’una camera, che dirimpetto la scala era, aperto et entro passato, vide sopra il letto di quella tre persone che profondamente dormivano; et queste erano due fanti di monna Lucrezia et uno uomo, che l’una di quelle in braccio si teneva; onde cheto cheto partitosi, ad un’altra camera se n’andò; il cui uscio, che che si fosse la cagione, non potendo così di leggieri aprire, egli ebbe per costante quella esser la camera della donna; perchè il desiderio d’entrarvi maggiore venendogli, et co’ suoi ferri et colle ginocchia quanto più poteva pienanamente s’affacativa per aprirla. Il cavaliere, che giù alla porta per buona pezza avea dimorato, già le cinque ore udite avendo dubitando no ’l giorno quivi lo cogliesse, venuto in sala, et al conte accostatosi, lui pregò che se n’andassero, et mentre che egli lo sollecitava, avvenne che monna Lucrezia per lo frugar che ’l conte faceva all’uscio, si svegliò, et due volte