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NOVELLA VI.
Scipione Sanguinaccio padovano fa il suo testamento, e lascia ogni cosa del suo per Dio, tal che suoi figliuoli restano poveri. Galeazzo servitore di casa, morto il padre, fa rimettere così morto secretamente in una altra camera, et egli entra nel proprio letto, e fa testamento, fingendo d’essere Scipione; et rompe il primo, et a se medesimo ordina al notajo che egli abbia d’aver duo mila ducati.
Non è molto tempo che fu in Padova un gentiluomo, nominato Scipione Sanguinaccio, il quale la maggior parte del tempo di sua vita si diede talmente all’avarizia e miseria, che fu oltre modo tirato dal suo ansioso desiderio di prestare ad usura, volendo trasricchire, dando a se stesso via et nota sempre di pubblico e famoso usuraio. Il quale pervenuto alla sua estrema vecchiezza, infermò, ordi-