gli parve tempo di dover il conceputo sdegno mandare fuori, così di fervente ira acceso cominció a parlare: donna, tanto tempo che più che la vita mia vi ho amata et amo, nè mai ancora da voi d’una dolce parola o d’un lieto sguardo sono stato riconosciuto, anzi qual vostro nemico, sempre odiato m’avete. Et di questo non tanto mi duole, quanto che mi rincresce, et vergogno a pensare, che tutta di fuoco a voi mal convenevole ardete, sottomettendovi al fiato d’un vilissimo cozzone, che a me di castitade et pudicizia esempio sempre vi sete mostrata, et del vostro onore più tenera, che già del suo non fu Lucrezia romana. Ma certo non a lei di pudicizia, anzi a Pasife rassimigliar vi posso di inonestate; che nel vero, se punto considerato aveste chi voi sete et le vostre bellezze et la nobile condizione, a tale et si biasmevole appetito trasportar non vi sareste lasciata. La cattivella udendo le verissime parole di costui, il quale cognosceva averla amata et amarla, tutta piena di vergogna, et con parole da sospir