porta dalla fante, et chetamente ricevuto, da lei fu nelle braccia della bellissima giovane condotto. Et quivi, per comandamento di lei che tutta d’amoroso fuoco tremava, spogliatosi, et in sella più volte montato, gli mostrò in breve spazio quanto egli ben sapesse far trottare et andar di portante le cavalle. Et per sì fatta maniera in spazio di duoi mesi dandosi buon tempo, et l’uno dell’altro prendendo amoroso piacere (perocchè il marito suo Bernabò più di quattro altri mesi si stette di Ferrara assente), si andò la bisogna. Et Madonna Laura del costui amore ardendo, sì spessi et ricchi doni gli faceva, che egli ricco ne divenne. Ma l’invida fortuna, che l’umane felicitadi suol far brevi, volle fra tanta dolcezza del cozzone ponere della sua amaritudine. Perocchè, essendo, già di molto tempo passato, vinto dell’amore di questa donna un nobile cortigiano del duca di Ferrara, Ercole de’ Nigrisuoli nominato, pur cittadino ferrarese, giovane furtunato et ricco, ma infelicissimo del suo amore, il quale nè con prieghi, nè