tesa (però che gli stranieri invaniscono di poter mostrare ch’e’ videro addentro le cose della nostra letteratura meglio che noi medesimi), e asseri che il Doni aveva difinita la disputa, e rivendicato la novella del Belfagor al Machiavelli. Ma chi legga quelle parole del Doni vedrà che nè al Viniziano nè al Fiorentino ei la volle accordare; ma piuttosto dare ad intendere che fosse sua propria: simile a quel re della favola che voleva per sè le più grasse provincie, lasciando agli altri i pericoli e la gloria della conquista. Anche lo Straparola profittò della lite, e pose con alcun mutamento allo stile cotesta novella fra le sue. Il Sansovino pure la raffazzonò al modo suo, e posela fra le Cento Novelle stampate il 1561: fu però tolta dall’edizione del seguente anno. Egli è possibile che il Brevio vedesse il manuscritto del Machiavelli, e sperandosi forse che non si tosto sarebbe pubblicato, volesse