dalla desperazione aiutato, andoe al Governadore la sera ultima che il Barro la vegnente mattina doveva partir di Roma col sellaro et li nominati; et narrogli, non sapendo però la condizione del Barro, ma a ventura d’egli si dolse et disse che in casa di esso sellaro vi si trovava un uomo di mala vita et fama et che gliera un mariuolo. Per il che, venuta in sul far del giorno la sbirraria, et ivi trovati in acconcio per partire il Barro con quattro cavalli sellati, l’uno de’ quali et il più bello per la persona sua et gli altri tre per li predetti, li quali tutti quattro menati furono nelle carcere di Tor di Nona. Onde primamente il sellaro dal Giudice interrogato fu, chi cotest’uomo era, cui albergato aveva, et con quale intendeva di andar seco a viaggio. Rispose che Angelo suo fratello scritto gli aveva da Napoli molte ampiamente in commendazione del predetto, il qual forse, quando conosciuto l’avesse, non l’avrebbe incarcerato nè fattogli tanto vituperio. Lo giudice, fattosi portar la lettera contraffatta, et di quella