Simpliciano in Cremonese; et al suo Luca sellaro lasciò mille ducati, et al cognato Bastiano cinquecento; poscia ad alcuni altri ch’a sua presenzia si stavano, a chi tanto et a chi quanto, col mal anno che Iddio lor desse. Et la somma di cotesti danari s’avesse a togliere sovra li frutti ed intrate delli benefici et altre sue possessioni comperate in quel di Cremona et di Piacenza, perchè ancor non era suto soddisfatto del MDXXVIII. Et quando il suo falso testamento ordinava, con la voce debole et tremante, et con un berrettone in testa tirato fin sugli occhi si stava, che a vederlo et udirlo, pareva ch’ei si tenesse l’anima coi denti. Io non voglio, diceva, mancare di quello ch’hanno fatto li miei antecessori, li quali sempre furono uomini grandi et magnanimi. Adunque tu, notaio, scrive ch’io lascio a mastro Luca sellaro cinquecento altri ducati presso alli mille. Onde appena che Monsignore ebbe fornito di fare il suo falso testamento, fu tanta allegrezza del sellaro et di lor tutti quanti, che la camiscia non lor toccava l’anche.