medesime cerimonie, che a tutti gli altri Monsignori si usano di fare. Et le vivande che di continuo se gli recavano, erano li beccafichi nella stagione del settembre, dico, et pollastri, piccioni, vitelle da latte, pappardelle, sapori d’ogni maniera, et torte di diverse sorti, et altri manicaretti delicati, infino al cotognato dopo pasto, acciò che il corpo restasse più lubrico
- et odo che lo steccadente se gli portava coperto, temendo forse che le mosche nol mangiassero; et li vini più ottimi et fini che per ciascuna taverna di Roma si trovassero, quivi si beveano; et ho inteso che il cuoco de’ frati di Santa Matelica fu quello che apparò a cuocinare alla Catella, mogliera del sellaro. L’onde si stava il gran Prelato, come il lupo tra le pecore, tutto lieto et festante et medesimamente il sellaro con la sua brigata. Il quale a poco a poco avendo già lograto, con la vana speranza di farsi ricco, di molti ducati insieme con Sebastiano suo cognato, parve a Monsignore, per molto meglio colorir l’inganno, avve-