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tasse, cercò d’avere da Angelo romano (il quale ivi per molti tempi passati abitava) una lettera in sua raccomandazione a Luca sellaro suo fratello, che si stava a Roma, che occorrendo a poterlo giovare, lo facesse; della quale Angelo gli ne fu cortese. Perchè, avuta la lettera, si messe la via tra’ piedi, et giunto che si fu presso di Roma, apersela, et trovata non di quello inchiostro et amore che avrebbe voluto, et conoscendo che con essa non era per trarne un frullo dalle mani di Luca, tolse per partito comporne una a suo modo, et controffare la mano di Angelo, come quello che eziandio in questo era valente. La qual lettera fu di tal tenore: Luca fratello, il verrà costi questo mio padrone monsignore, lo quale va, come isconosciuto, per certi respetti, a sue importantissime bisogna in Francia, et è un gran prelato, et tiene di molti benefici, prepositure et badie nel Cremonese et in Avignone, et credo ch’egli sia Vescovo, ma or non mi si recorda di qual vescovato. Pero avrei molto a caro,