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INTRODUZIONE

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I.


Gettando uno sguardo sull'agire degli uomini in generale e considerandolo con animo perfettamente spassionato, come si considererebbero dei puri fenomeni fisici, senza quella simpatia per cui, senza volerlo, ci associamo ai fini ed agli sforzi dei nostri simili partecipando così un poco alla loro vita interiore, sarebbe difficile persuadersi che noi abbiamo dinnanzi degli esseri dotati di volontà e di ragione. Ad un essere superiore che ne osservasse dall’alto le agitazioni incessanti essi non offrirebbero uno spettacolo molto diverso da quello che a noi offre l’affaccendarsi continuo ed intenso del popolo industrioso, che ha esteso, come l’uomo, sopra tutta la terra l’operosità sua, delle formiche; egli ci apparirebbe come un animale ad istinti più numerosi e più complicati, guidato nella sua attività multiforme da una molla interiore, da un complesso di sentimenti e di tendenze che hanno la cecità fissa dell’istinto. Certo l’agire dell’uomo è guidato dalla ragione sovente nella ricerca industre dei mezzi, nella concatenazione delle attività individuali: la vita del singolo individuo non è spesso che l’esecuzione lunga e paziente d’un piano premeditato; e l’azione collettiva dei gruppi umani è sapientemente organizzata e distribuita in vista di grandi fini comuni. Ma la ragione non sembra essere che lo strumento degli istinti e dei ciechi impulsi che guidano così gli individui come le società. Tutta la vita d’un uomo che si è