Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
Parte II. Cap. I. | 57 |
altri errori insegnarono questi Sapienti del Mondo; ma essi stessi (cosa da ben notarsi), come Socrate, Platone, e Cicerone, conoscendo la gran cecità dell’Uomo, dissero che dovea attendersi qualche Uomo mandato da Dio, che c’insegnasse le vere virtù, e le Verità Divine. Ecco come parlò Platone: disse (in Phædone) che tutti restavamo in confusione, nisi quis firmiori quodam vehiculo, aut verbo quodam Divino transvehi possit. Ed (in Epinomide) disse: Pietatem docere neminem posse, nisi Deus quasi Dux, vel Magister præiverit.
Ma diranno i Deisti: Dunque Dio è stato ingiusto, mentre ha creato l’Uomo fra tante tenebre, e passioni, senza dargli un sufficiente lume naturale, per conoscere le Verità da credere, e le virtù da esercitare, affin di ottenere la sua salute? Rispondiamo noi, che Dio ha creato l’Uomo retto; ma l’Uomo poi per lo peccato è restato così oscurato, ed inclinato al