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del titolare S. Giorgio, cui invocava supplichevole, la sua Reliquia trasportava nel luogo, e mostrava all’igneo torrente, che sosta: ivi si fissa ad un palo la veneranda effigie, ed il fuoco non osa passare il palo conficcato, e distruggerlo. Incessanti preghiere similmente facevano il Comune di S. Sebastiano, e Massa coi divotissimi loro parrochi; mentre nell’intera Diocesi pregava il Clero tutto ad esempio dell’Em.o e Rev.mo Cardinale Arcivescovo D. Sisto Riario-Sforza, che coll’Apostolico zelo grandemente si distingue.
L’incendio vesuviano durò 28 giorni continui, cioè dal 1-28 maggio. Raffreddata è già la lava, rimangono i terreni abbruciati dal tremendo passaggio.
Agli orribili incendì che abbiamo veduto non può venire paragonata altra eruzione de’ nostri tempi. Il Cav. Francesco del Giudice, Direttore del Corpo degli Artigiani Pompieri in una sua Memoria, letta nel Reale Istituto d’Incoraggiamento nella tornata de’ 14 giugno p. p. dicea, che le materie vomitate dal vulcano per calcoli, che non possono essere molto lontani dal vero, formano 1711 milioni di palmi cubici, quantità tre volte maggiore di quella emessa nell’eruzione dell’anno 1737 descritta dal Serao, e nell’altra dell’anno 1794 secondo i calcoli di Breislak, che disse essere stata di circa 600 milioni di palmi cubici. Vuolsi questa insomma considerare, come una delle principali per l’immensa quantità di lava eruttata; che se non si fosse in due grandi valloni precipitata, e non avesse seguita la traccia della lava piovana, avrebbe recato immenso danno ai colti campi, ed alle vicine città.