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terminus obstitit, Hunc tangat armis; che suona letteralmente: stenda il dominio a qualunque paese chiuda i confini dell’orbe; cioè fino ai termini posti alla nostra abitazione terrena da Colui che volse il sesto allo stremo di essa, secondo l’Alighieri divinamente cantò. Egl’in fine non ha conservato (e questa volta nè pure il signor Colonnetti) l’esattezza e vivacità di quel visere gestiens; che descrive la maraviglia che i Romani avrebbero nel vedere i paesi collocati sotto le zone torrida e fredda, e la loro allegrezza per la conquista di quelli.
G. | C. |
Questa sol una ne’ be’ di futuri |
Ma questa ai fati suoi la legge sia: |
In amendue mi dispiace il vocabolo suora, che a’ tempi nostri, per le vicende della favella, sente di monastero. Nel Colonnetti, tranne questo picciolo neo, tutto è oro: nel Gargallo è mondiglia la locuzione non voglia osar che risurga, e i due versi che borrevolmente volgarizzano l’elegante Troiae renascens alite lugubri. Oltracciò fa rinnegare la pazienza il vederlo così trascurato e incurioso nelle proprietà delle voci; avendo usato qui bèllico in cambio di bellicoso. Bèllico si dice delle cose che hanno comunquemente rispetto a guerra, come: bellici carmi-strumenti bellici: Bellicoso delle persone atte alla guerra, come: uom bellicoso - bellicosa nazione. La differenza fu ben sentita da Orazio; che al Romano ed al Cantabro die’ nome di bellicoso, e res bellica chiamò la milizia. Ne’ bei di futuri è un po’ della solita frangia, ond’è scialaquatamente infrangiata la traduzione dell’egregio signor Gargallo; il quale ne’ sopraccennati versi ha pure (a che tacerlo?) svigorito il testo d’assai, tralasciando la ripetizione reparare Troiae - Troiae renascens, che dipinge il concitato animo della superba imperatrice degli Dei.
G. | C. |
Tre volte Febo il muro in bronzo tutto |
Tre volte Febo ne rialzi il forte |